Spettacoli

Pink Floyd in mostra, Aubrey 'Po' Powell:
"Il gruppo più sperimentale di tutti i tempi"

Il curatore della mostra che ripercorre la grandiosa carriera della band inglese, in anteprima mondiale a Milano dal 19 settembre

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ROMA - Il titolo è di Roger Waters, Their mortal remains, e la musica, inedita, la fornirà David Gilmour. Basterebbe questo a rendere la mostra sui Pink Floyd che partirà dall'Italia, in anteprima mondiale a Milano, alla Fabbrica del vapore (i biglietti sono già in vendita da ieri) il 19 settembre, un evento che farà furore. Per la prima volta il gruppo sarà oggetto di una colossale mostra che ne ripercorrerà la grandiosa carriera. "Sì, sarà un'esperienza indimenticabile ", racconta Aubrey Powell, detto Po, "cercando di rendere il più possibile quello che sono stati i Pink loyd, col loro mondo visivo, teatrale, spettacolare ". Powell è uno dei due fondatori, insieme a Storm Torgersen, scomparso da poco, del leggendario studio grafico Hypgnosis (geniale crasi che univa il termine gnosi a quello di hip, ovvero hippy, hipster ecc...) costruito proprio intorno ai Pink Floyd e diventato nel tempo la punta didiamante della grafica rock.

Quanto ci sarà dei Pink Floyd in questa mostra?
"Tutto, spero, di sicuro è stata realizzata a stretto contatto con Roger Waters, David Gilmour e Nick Mason, c'è la loro mano, anche se poi materialmente il curatore sono io. È stato Roger a pensare il nome, Their mortal remains, che è un tipico titolo floydiano, considerando che The mortality sequenceera il primo titolo diThe great gig in the sky".

Com'è concepita la mostra?
"Seguirà uno sviluppo cronologico, su tutto quello che rimane dei grandiosi tempi di Pink Floyd. Ovviamente è impossibile includere tutto, ma ho scelto gli highlights della carriera, a partire dal 1965, dalla loro adolescenza a Cambridge, quando erano solo ragazzi appassionati di musica. È stato incredibile ripercorrere tutti questi momenti. La mostra sarà molto grande, occuperà uno spazio di 2500 metri quadrati, e comprende molti oggetti, manufatti, testi originali, bozzetti dell'artwork delle copertine, film, interviste, molte immagini e filmati inediti. Ci sarà la famosa Stratocaster nera di Gilmour, e il basso fender di Waters, ma soprattutto cercheremo di rendere la mostra un'esperienza multimediale: quanto di più vicino a un loro concerto. Ci saranno grandi sculture, a ricreare le scenografie dei concerti come The wall, pupazzi gonfiabili, il famosomaiale e tante altre cose".

Che ricordi conserva della sua lunga collaborazione con la band?
"All'epoca ero sconvolto dalla quantità di lavoro che riuscivano a fare, senza sosta, un'immensa mole di lavoro, e io c'ero dentro, ma la cosa più bella era la loro voglia di sperimentare. Ricordo un loro spettacolo in cui sul palco avevano legni, martelli e cercavano di costruire qualcosa, roba da avanguardia alla John Cage. Magari a volte le cose non fun-zionavano granché, ma loro provavano sempre a fare qualcosa d'innovativo. A Storm e a me hanno dato la possibilità di creare con la massima libertà, c'incoraggiavano".

Quali sono i risultati migliori raggiunti con i Pink Floyd?
"Beh, naturalmente la copertina diDark side of the moon, una delle immagini iconicamente più forti della storia del rock, e ne sono molto orgoglioso, ma secondo me la copertina più interessante che abbiamo realizzato è quella diWish you were here, amavo molto il concept, il processo di elaborazione delle fotografie. E poi ovviamente l'idea della mucca per Atom heart mother. Ero insieme a Storm quando facemmo la foto, e pensammo che sarebbe stato bello avere solo quella in copertina, senza alcun lettering, senza il titolo e il nome del gruppo. Lo proponemmo ai ragazzi e a loro l'idea piacque molto, ma naturalmente la casa discografica non voleva. Diceva che era assurdo pubblicare un disco senza il nome del gruppo. Ma in questo i Pink Floyd erano eccezionali. Dissero alla casa discografica: o facciamo così, o non avrete il disco. Ricordo che poco tempo dopo camminavo sul Sunset boulevard, si vedeva dovunque la foto della mucca, e tutti si chiedevano di cosa si trattasse. Fu un'enorme pubblicità".

Sarà decisivo il suono della mostra?
"Certamente, e tra l'altro ci sarà una nuova musica scritta da Gilmour. Non ho il titolo, non so di cosa si tratti, ma so che ci sta lavorando da tempo".