Politica

Mafia, fine della latitanza per Dell'Utri: arrestato in un lussuoso albergo di Beirut

Nella foto, l'ex senatore Marcello Dell'Utri arrestato in un albergo di Beirut (afp)
L'ex senatore Pdl è stato fermato dall'intelligence libanese: con sé aveva il passaporto e molto denaro. L'annuncio dato dal ministro Alfano: "Il governo si attiverà subito per l'estradizione". Una carta di credito e l'accensione del telefonino hanno consentito a Dia e Interpol di localizzarlo. Affinché lo riconsegnino all'Italia,  però, è necessario che il Paese straniero riconosca il reato associativo di tipo mafioso
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ROMA - E' finita la latitanza di Marcello Dell'Utri, 74 anni, arrestato stamani (alle 9.30 locali) dall'intelligence libanese in un lussuoso albergo di Beirut: si tratta dell'InterContinental Phoenicia, hotel a 5 stelle affacciato sul porto turistico della città. Quando la polizia ha fatto irruzione nella struttura in cui alloggiava, Dell'Utri era da solo e si trovava a letto: oltre al passaporto, con sé aveva anche una cospicua somma di denaro. In Italia l'annuncio è stato dato qualche ora dopo dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a margine dell'assemblea del Nuovo centrodestra: "Dell'Utri - ha detto Alfano - si trova negli uffici della polizia libanese, a Beirut. E' stato rintracciato dalla polizia libanese che ora è in contatto con la polizia italiana in ottemperanza con il mandato di cattura internazionale. E' in corso una procedura che diventerà estradizionale".
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Una carta di credito che Dell'Utri ha utilizzato e l'accensione del telefono cellulare hanno consentito agli uomini della Dia (Direzione investigativa antimafia) di localizzare l'ex senatore che dal 3 aprile scorso si sarebbe trasferito a Beirut con un volo aereo decollato da Parigi: monitorato fin dal suo arrivo, due giorni dopo è iniziato il pedinamento.

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"Dell'Utri - ha aggiunto il titolare del Viminale - è stato rintracciato dalla polizia libanese che aveva avuto indicazioni dalla polizia italiana in ottemperanza a un mandato di cattura internazionale". Nella capitale del Libano si trovano funzionari della Dia di Palermo e dell'Interpol, che erano sul posto già da alcuni giorni. Ora, in virtù di un patto bilaterale di estradizione tra Libano e Italia, Dell'Utri potrà essere estradato non appena formalizzate le procedure burocratiche. In serata ha avuto un colloquio telefonico, autorizzato dalla polizia locale, col suo avvocato, Giuseppe Di Peri. In attesa dell'udienza di convalida del fermo, fissata per lunedì, i due avrebbero concordato la strategia difensiva: Dell'Utri ricorrerà ad un legale libanese che si occuperà dell'udienza e delle fasi del procedimento di estradizione.

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è rientrato a Roma da Torino (dove ha partecipato all'apertura della campagna nazionale dem per le europee) proprio per apporre il suo via libera alla richiesta. Nel pomeriggio, a margine del convegno organizzato dalla minoranza Pd nella Capitale, il Guardasigilli ha poi dichiarato: "Abbiamo avviato tutte le procedure funzionali all'estradizione previste dalla legge e dai trattati".

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Nel frattempo, il procuratore generale di Palermo, Luigi Patronaggio, (leggi l'intervista) ha commentato: "Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l'Interpol, con l'arresto di Dell'Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo". Era stato Patronaggio a chiedere più volte alla Corte d'Appello di Palermo il divieto di espatrio prima, e l'arresto dopo, ma soltanto il 7 aprile i giudici hanno accolto la richiesta di arresto per Dell'Utri. "Attendiamo adesso con serenità - aggiunge il pg - l'esito del processo in Cassazione". Nel giorno dell'arresto, tuttavia, il primo presidente della Corte d'appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, tira sì, un sospiro di sollievo ma rispedisce al mittente le accuse sulla responsabilità della fuga e dice: "L'errore non è dipeso dalla Corte d'appello bensì dalla Procura generale".

Da ieri mattina l'ex senatore (di Forza Italia prima e del Pdl poi) era ufficialmente latitante (con tanto di 'ricerche' partite anche sui social) a seguito di un ordine di custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga. Dopo due giorni di ricognizione, la Corte d'appello di Palermo ha firmato il decreto di latitanza alla vigilia dell'udienza di Cassazione che martedì deciderà sulla condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel pomeriggio di ieri, Dell'Utri si era fatto vivo con una nota diffusa dal suo avvocato Giuseppe Di Peri: "Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione - aveva detto - e che trovandomi in condizioni di salute precaria, per cui tra l'altro ho subìto qualche settimana fa un intervento di angioplastica, sto effettuando ulteriori esami e controlli".
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"Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all'estero per il periodo di cura e riposo - aveva sottolineato ancora -. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente".

L'estradizione tra il Libano e l'Italia è regolata e trasformata da un accordo bilaterale firmato il 10 luglio del 1970 e trasformato in legge il 112 febbraio 1974. L'accordo bilaterale è in vigore dal 1975. L'articolo 23 della legge stabilisce che "si potrà porre fine all'arresto provvisorio" se il governo del Libano non riceverà i documenti richiedenti l'estradizione "entro 30 giorni". Se riceverà la richiesta di estradizione, il Libano farà conoscere allo Stato richiedente "per via diplomatica" la sua decisione. Le spese relative alla procedura di estradizione saranno a carico dello Stato richiedente, essendo inteso che "lo Stato richiesto non reclamerà né spese di procedura né spese di carcerazione". Un iter che, comunque, è tutt'altro che semplice: a giocare un ruolo determinante sarà la contemplazione, da parte dell'ordinamento giuridico di quel Paese, del reato associativo di tipo mafioso. A questo va aggiunta la possibilità che Dell'Utri abbia scelto il Libano non a caso, potendo contare magari su coperture diplomatiche che rallentino o facciano entrare in stallo l'iter. Ad ogni modo, per evitare di incorrere in una decadenza dell'efficacia della misura custodiale, Dell'Utri dovrà essere interrogato entro i prossimi 5 giorni.

Stamani a caldo, l'avvocato Di Peri si è limitato a dire: "L'eventuale esistenza di un trattato per l'estradizione tra Italia e Libano, di cui non conosco i termini, è la prova che Dell'Utri non aveva alcuna intenzione di darsi alla fuga, altrimenti avrebbe scelto un Paese diverso, e che non c'è stato alcun piano relativo al suo allontanamento". Qualche ora più tardi, il legale ha aggiunto: "Spero che la polizia locale gli abbia fatto contattare un avvocato del posto. Le procedure per l'estradizione sono partite, ma passerà almeno qualche settimana"

Il consigliere dell'ambasciata italiana in Libano, Riccardo Smimmo, sottolinea: "Ci siamo attivati sul caso. Forniremo assistenza consolare a Marcello Dell'Utri come a qualsiasi altro connazionale italiano. Stiamo verificando quali sono i passi da fare. Agiremo comunque all'interno del trattato di collaborazione giudiziaria che abbiamo con il Paese".
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