Greenpeace, nuova accusa per i 30 attivisti fermati in Russia

MOSCA - "Resistenza a pubblico ufficiale". Questa la nuova accusa che aleggia su alcuni dei 30 attivisti di Greenpeace da settembre in prigione a Murmansk, nel Nord della Russia, per l'assalto alla piattaforma petrolifera di Gazprom, nell'Artico. Il 25 ottobre scorso il portavoce del Comitato Investigativo russo Valdimir Markin aveva annunciato il ritiro dell'accusa di "pirateria" per gli ecologisti arrestati - tra cui l'italiano Cristian d'Alessandro - sostituita da quella di "teppismo", reato punito comunque secondo la legge russa con pene fino a 7 anni di prigione.Proprio ieri l'Olanda ha chiesto al Tribunale Internazionale per il diritto marittimo (ITLOS) di Amburgo, il dissequestro della nave di Greenpeace Arctic Sunrise e il rilascio dei 28 membri dell'equipaggio, di un fotografo russo e di un operatore video britannico. L'istanza è stata presentata dai Paesi Bassi perché la nave rompighiaccio dove gli ambientalisti hanno protestato contro la piattaforma petrolifera il 18 settembre scorso, batte bandiera olandese. "Il governo di Amsterdam - ha commentato l'organizzazione ambientalista - ha discusso il proprio caso in modo estremamente fermo, sostenendo l'applicazione della legge e il diritto alla protesta pacifica. Greenpeace è sicura che il Tribunale terrà in debito conto i diritti fondamentali degli Arctic30 e l'effetto della loro carcerazione su tali diritti al momento di prendere la propria decisione". Il 22 novembre prossimo è il giorno in cui si prenderà una decisione della corte sulla concessione delle misure provvisorie. E ancora: "Non esistono prove a sostegno delle accuse di pirateria. I russi non avevano motivazioni valide per abbordare la nave senza permesso, hanno commesso 'un atto internazionalmente illegale'", hanno affermato in aula ieri gli avvocati che rappresentavano l'Olanda, sostenendo fermamente che la Russia ha violato norme stabilite dall'Onu. Ma non solo: le azioni seguite al sequestro sono "internazionalmente illegali", dal trasferimento in acque russe al vero e proprio arresto dell'equipaggio. La Russia tuttavia non era presente al processo.Le proteste. Nel giorno della prima udienza al Tribunale del diritto del mare ad Amburgo, due imbarcazioni hanno solcato il fiume Moscova arrivando proprio sotto le mura del Cremlino, i gommoni di Greenpeace sventolavano lo slogan "Liberate gli Artic30". Su ogni imbarcazione c'erano due persone che sono state portate in commissariato per accertamenti. Tante altre le iniziative nel mondo per sensibilizzare l'opinione pubblica sul caso dei 30 attivisti di Greenpeace. Da Napoli arriva il video dello scrittore Erri De Luca secondo il quale "gli attivisti sono il nostro onore, il nostro piccolo onore di resistenti all'usura di questo pianeta" e "hanno voluto fare un'azione simbolica contro i guasti degli scavi petroliferi nei mari gelati al nord della Russia e sono stati accusati di pirateria". "Mi iscrivo volentieri a questa pirateria - ha concluso De Luca - continuiamo così e cerchiamo di tirare fuori questi nostri amici, fratelli, compagni dalle prigioni russe". In Russia invece nei giorni scorsi ventotto tra musicisti, scrittori, attori e giornalisti russi hanno firmato una lettera aperta al presidente Vladimir Putin, facendo presente che "L'unico scopo della protesta degli attivisti di Greenpeace è la difesa della natura del mare artico dal pericoloso sfruttamento petrolifero". Oggi a Buenos Aires, in Argentina, 30 artisti hanno terminato un murales "PorLos30", in cui chiedono la liberazione degli attivisti.

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