Politica

L'Italia delle liti e degli insulti eccellenti

Il Paese delle buone maniere non esiste più, i conflitti qui diventano offese. Di Vittorio e Berlinguer si coprirebbero gli occhi per non vedere la rissa che è scoppiata in questi mesi tra i compagni della Cgil

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Un damerino che scaracchia è come uno scaricatore che sferruzza all'uncinetto. È, insomma, così delicata e diafana l'apparenza del ricchissimo Jaki Elkann che la volgarità che è uscita dalla sua bocca contro il marchio Tod's - "va male, rispetto ai concorrenti è un nano", ha detto di Della Valle - è un capovolgimento, un fuori luogo molto più tenue e tuttavia ben più deflagrante del "vaffanculo" di Grillo. Più deflagrante anche del "sei una merda" della De Girolamo e del "vada a farsi fottere" di Massimo D'Alema. Più attrezzato e dunque meno sorprendente è Diego Della Valle che ha risposto ad Elkann: "Sei un poveretto e un imbecille". La febbre lessicale di Elkann è inaudita come il riso di Bergson, nel senso che è comica perché è un sottosopra strabiliante. La mala lingua per Della Valle è invece una vecchia uniforme, un codice abituale, è il suo "verso", come l'urlo stridulo, il pàupulo del pavone. Insomma, questo importante imprenditore si era già guadagnato un posto stabile nella commedia all'italiana (cinepanettone, ovviamente) e basta qui ricordare - una per tutte - che, per replicare a Roberto D'Agostino, affittò un aereo che girava l'Italia esibendo lo striscione "Dagostrunz".

L'Italia delle buone maniere non esiste più, il turpiloquio di un deputato grillino, che mai per altro si era distinto, come tutti ricordiamo ha trascinato le migliori firme del paese dentro un orribile dibattito finto colto sull'oralità, non nel senso della tradizione omerica. E Di Vittorio e Berlinguer si coprirebbero gli occhi per non vedere la rissa che è scoppiata tra i compagni della Cgil, gli uomini che governarono le plebi e stanarono le brigate rosse ridotti a garzoni di macellai, il sindacato regredito a tifoseria da curva sud con i fan della Camusso e quelli di Cremaschi-Landini che si prendono a schiaffi, spintoni e calci.

I conflitti italiani sono un minestrone di ira, grida, sputi e insulti. Anche i due più grandi allenatori di calcio, i più vincenti, Conte e Capello ieri si sono insultati con le gote accese su quale delle loro squadre "puzza" di più, come già avevano fatto nelle riunioni del Pd Renzi&Cuperlo, e Fassina&Renzi. Lo scontro politico che una volta era libro contro libro adesso è duello rusticano. Berlusconi ha dato dell'utile idiota al suo ex delfino che ha risposto con il massimo dell'insolenza consentita ad un gregario che, sebbene imbizzarrito, è uso ad obbedir tacendo: "Berlusconi è irriconoscibile. E si è circondato di troppi "inutili" idioti".

Solo adesso che è stato insultato da Berlusconi, Alfano ha scoperto che sono inutili e idioti i suoi ex compagni, con i quali sino ieri ha diviso tutto: è stato il loro leader, il loro amico, il loro complice. Ora li insulta per non insultare il capo. E i gregari sono ben contenti di prendere le botte destinate al capo: ogni botta è un onore. E però a questo siamo ridotti, a benedire la soggezione di Alfano che almeno ha frenato la malalingua un attimo prima del turpiloquio.

E infatti del turpiloquio in politica, identitario nel Movimento 5 Stelle nato in un radioso "vaffa-day", sono pieni gli archivi dei giornali. E così nello spettacolo, nella satira, su twitter e sui social network, nei titoli di molti quotidiani e persino nella tv delle ore protette, quella per famiglie. Questo è un paese corrotto anche nel parlare. Proprio noi che siamo la patria del dolce stil nuovo, della lingua senza abusi, dell'utilissimo distacco formale, dei cari dimenticati salamelecchi come protezione dello stile e delle relazioni civili.

Il turpiloquio è la scorciatoia per non pensare. Fingendo di essere tutti grandi artisti provocatori, gli italiani coprono il vuoto d'epoca con le male parole che sono parole andate a male. Dietro gli insulti volgari tra Elkann e Della Valle c'è la sventura che agita questo Paese, irrita e trasforma tutti, anche i più generosi: un propedeutico alla violenza, un allenamento. Ed è una volgarità che andrebbe affrontata come emergenza nazionale, come i terremoti e le alluvioni perché il degrado della lingua anticipa la macelleria di strada. Che cos'è stata la violenza brutale di quel commando di vigliacchi incappucciati che a Genova hanno sprangato due coppie di clochard mentre dormivano per strada? Che altro era se non la fase terminale di una "rottamazione"?
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