Cultura

Morto Alvise Zorzi, uno dei massimi studiosi di Venezia

La notizia data dal figlio su Facebook. Avrebbe compiuto 94 anni a luglio. Scrittore e giornalista, fu anche direttore dei programmi culturali della RAI e vicepresidente dell'Unione Europea di radiodiffusione

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ROMA - È morto Alvise Zorzi, storico e tra i massimi conoscitori e studiosi della Serenissima repubblica di Venezia e della vita della città lagunare. Sposato con la scrittrice Mimì Prinetti Castelletti, tra due mesi avrebbe compiuto 94 anni. La notizia è stata data dal figlio Pier Alvise sulla sua pagina Facebook: "Il Doge è morto", ha scritto, indicando la data di nascita, 10 luglio 1922 e quella di morte, 14 maggio 2016. Numerosi i post di condoglianze e i messaggi in cui si ricorda la sua passione per la città di Venezia e le sue opere.
Membro del Comitato Consultivo per Venezia dell’Unesco, era presidente del Comitato per la Pubblicazione delle Fonti per la Storia di Venezia e dal 1986 dell’Associazione dei comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia. Fu anche direttore dei programmi culturali della Rai e vicepresidente dell'Unione Europea di Radiodiffusione.

Il ricordo. "Con Alvise Zorzi il Veneto perde una delle colonne portanti della cultura, un protagonista appassionato, conosciuto e stimato della storiografia veneziana. È una grande perdita, anche sotto il profilo umano. Alla famiglia rivolgo le mie più sincere condoglianze", ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia. "Zorzi - prosegue - ha contribuito instancabilmente allo studio e alla conoscenza della gloriosa epopea della Serenissima, di cui era sinceramente innamorato".

Tra le tante manifestazioni di cordoglio, quella del presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: "Scende il sipario su una grande figura e non si può non essere commossi. Quante anime ha Venezia? Non lo so, non lo possiamo sapere. Ha l’animo di Corto Maltese, di Bernardo Bembo, Andrea Navagero, di Marin Sanudo, Carlo Goldoni, quello trasgressivo di Baffo o di Casanova, il colore di Tintoretto e Tiepolo, la musicalità di Vivaldi o quello geniale di Riccardo Selvatico e chissà di quanti altri: Alvise Zorzi forse li riassumeva, e di certo li capiva, tutti e forse proprio per questo è stato un maestro raffinato più unico che raro nel guidarci nella storia e in quella città che tanto amava.

Figlio di una poetessa futurista (Irma Gelmetti, nota come Irma Valeria, ndr) per altro grande traduttrice di classici, era un uomo colto, elegante, cosmopolita che come pochi poteva leggere oltre le apparenze e rappresentare la vera e più intensa anima di Venezia e di quel Veneto che conosceva nei suoi aspetti più profondi. Ci ha lasciato opere da leggere e rileggere, ma anche un esempio di coerenza e intelligenza unici: dobbiamo credere nella nostra cultura, nella nostra storia e identità che parlano di noi, anche grazie a uomini come Alvise Zorzi, alla loro cultura raffinata, al mondo. Adesso, e per sempre, è nel cielo dei grandi che hanno amato, e capito, come pochi, la loro Venezia e il Veneto".