Palermo

Licata, attentato al sindaco anti abusivismo: 40 amministratori in piazza, arriva Alfano

La villa del padre del sindaco sotto sequestro dopo l'attentato di stanotte 
Angelo Cambiano, dopo l'incendio alla casa del padre: "Continuo la battaglia, lo Stato mi ha aiutato, la politica mi ha abbandonato". Il ministro dell'Interno: "Finito il tempo dei politici che coccolano i costruttori non in regola, scorta per il sindaco"
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LICATA (AGRIGENTO) - A Licata è il giorno della solidarietà al sindaco Angelo Cambiano dopo l'attentato incendiario e in municipio, in attesa dell'arrivo del ministro Alfano, passa il primo cittadino che si ferma a parlare con i giornalisti: "Non lascerò perdere questa battaglia per un solo istante. Tra qualche mese nascerà mio figlio. Cosa gli racconterò? Che suo padre è fuggito? Non penso proprio. Di certo posso dire che al di là dello Stato, che ho avuto vicino in questi mesi, nessuno si è schierato al mio fianco. La politica mi ha abbandonato e non è quello che mi aspettavo. Paura? Inevitabilmente sì", dice Cambiano che da tempo conduce una battaglia contro le costruzioni abusive. Nelle scorse settimane è partito, tra le contestazioni e le resistenze dei proprietari, il piano di abbattimenti disposto dalla procura agrigentina.

Licata, il sindaco: "Non voglio dire a mio figlio, papà si è dimesso per paura. Ma non voglio fare l'eroe""

"Non ho chiuso occhio - racconta ancora il sindaco - Sono provato. Al ministro dell'Interno Angelino Alfano chiederò, così come è stato fino ad ora, la vicinanza dello Stato, della Prefettura di Agrigento e delle istituzioni tutte. Non si può mandare allo sbaraglio un sindaco in questa maniera. Il problema dell'abusivismo edilizio riguarda tutta la nazione, non certamente soltanto Licata. Vorrei che Alfano facesse intervenire il genio militare. Io vengo additato come il sindaco demolitore e dopo questo episodio ho paura per la mia incolumità e per quella della mia famiglia". Alfano: "Finito il tempo dei politici che coccolavano gli abusivi". "Lo Stato c'è, è forte e fa rispettare le proprie regole. Abbiamo avuto proteste perché una squadra, composta dalla Procura della Repubblica, dal Comune di Licata, dalla Prefettura di Agrigento, ha semplicemente preteso che delle sentenze fossero eseguite. E noi siamo qui per ribadire che le sentenze si rispettano e si eseguono". Esordisce così il ministro dell'Interno Angelino Alfano, al suo arrivo al Municipio di Licata. "Siamo qui a ribadire una cosa molto importante - dice Alfano - cioè che per il futuro se non avvengono queste demolizioni, ci saranno altre case abusive. E che è finito il tempo della politica che coccolava gli abusivi per avere qualche migliaio di voti. Oggi è giunto il tempo della politica e delle istituzioni che fanno rispettare le leggi, puntando al consenso democratico di tutti quei cittadini che, onestamente, per fare una cosa chiedono il permesso". "Proporrò una scorta al sindaco e una vigilanza ai luoghi della sua vita perché la scelta di amministrare una città, non significa fare una scelta d'eroismo - ha continuato Alfano - La paura è un sentimento naturale e lo Stato deve intervenire per sottrarre paura a chi ce l'ha avendo avuto il consenso del popolo per governare un terra splendida e difficile come questa". Ma al suo arrivo il ministro ha dovuto anche affrontare le contestazioni. In molti hanno gridato "vergogna, vergogna". E stamattina è stata abbattuta un'altra costruzione abusiva.

La procura apre un'inchiesta su 15 anni di inerzia. Intanto la procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un'inchiesta, al momento a carico di ignoti, per abuso, falso e omissione di atti d'ufficio. L'obiettivo dei magistrati è quello di verificare i motivi per cui negli ultimi quindici anni nessuno degli amministratori precedenti ha provveduto ad avviare le demolizioni dopo che la sentenza della Cassazione aveva dichiarato abusivi 300 immobili. Inoltre la procura indaga sul fatto che in questi anni il Comune non ha mai riscosso i tributi comunali dai residenti delle case abusive pur iscrivendole in bilancio. 

Quaranta sindaci in piazza. Intanto quaranta sindaci dell'Agrigentino si sono dati appuntamento, alle 11, a Licata in provincia di Agrigento per manifestare solidarietà nei confronti del collega Angelo Cambiano, che ieri sera ha subito l'incendio della casa del padre, in contrada Stretto. "Domenica all'Arena di Giletti, abbiamo visto Angelo Cambiano spiegare la normalità delle demolizioni degli immobili abusivi - dicono i sindaci dell'agrigentino, attraverso Emilio Messana - Un'ottima figura per la Sicilia e i suoi amministratori. L'affermazione del diritto crea scandalo, fa del suo primo cittadino un eroe, suo malgrado. Oggi saremo a Licata per manifestare la nostra solidarietà e l'indignazione. Alla comunità di Licata, profondamente offesa da questo vile attentato, la nostra vicinanza. Ad Angelo Cambiano il nostro incoraggiamento ad andare avanti nella difesa della nostra terra e dei valori della legalità". Intanto proseguono serrate le indagini sul rogo che ha danneggiato la villa di campagna della famiglia di Cambiano. I rilievi sono proseguiti anche nella notte e non si fermano dopo che ignoti ieri sera hanno dato alle fiamme l'immobile di contrada Stretto intestato al padre del primo cittadino. La procura di Agrigento procede per incendio e minacce. La solidarietà di sindaci e personalità. "Angelo Cambiano esposto sempre più. Si è contribuito a delineare un capro espiatorio, personalizzando una responsabilità che invece va riscontrata nella essenza della legge messa in atto dallo Stato, con la partecipazione di tutte le sue componenti e non da un unico protagonista. Dato il clamore televisivo che ha suscitato il caso demolizioni di Licata, decidono di alzare il tiro per ostentare la loro determinazione e che fanno? Bruciano la casa al sindaco Cambiano. Vedi quanto schifo!". Lo scrive, su Facebook, il sindaco di Palma di Montechiaro (Ag) Pasquale Amato, anche lui ha sottoscritto il protocollo d'intesa con la Procura di Agrigento per la demolizione di immobili abusivi. "Un sindaco - ricorda Amato - giura sulla Costituzione ed è pura follia attendersi da lui il Masaniello degli abusivi e delle violazioni della legge! Egli non può che dire quello che è giusto che sia: l'applicazione della legge. E se lo fa non è perché è insensibile, ma perché l'illecito è illecito e la sua permanenza è violazione sui diritti comuni! Forse, però - conclude il sindaco di Palma di Montechiaro - una minore esposizione non farebbe inasprire lo scontro fra la follia e lo Stato". Anche a Palma di Montechiaro sono state eseguite le demolizioni: la prima fase si è conclusa lo scorso 31 marzo. Rispetto al previsto sono stati soltanto due i portici ed altrettante recinzioni, che erano stati chiusi abusivamente, di palazzine dell'Istituto autonomo case popolari ad essere rasi al suolo. Per altri due portici i proprietari si sono mossi in maniera autonoma.

"Un attentato contro quanti vogliono fare crescere Licata nella legalità, vero elemento che può garantire il progresso civile e la crescita economica di un territorio". Lo ha detto il vice presidente della Regione, Mariella Lo Bello. "La viltà della sopraffazione non l'avrà vinta sulla voglia di giustizia sociale dei siciliani e dei licatesi onesti, per questo esprimo la mia vicinanza al sindaco Angelo Cambiano - ha concluso Lo Bello - che potrà sempre contare sul governo della Regione, per ripristinare quel sistema degli onesti per il quale dal nostro insediamento, ci stiamo battendo".

"È sconvolgente quanto accaduto a Licata: un sindaco viene preso di mira perché fa il sindaco e applica la legge. Oggi sarò a Licata, come altri sindaci agrigentini, al fianco di Angelo Cambiano. Perché oggi siamo tutti Angelo Cambiano". Lo dice il primo cittadino di Sciacca, Fabrizio Di Paola. "Quello di Licata - prosegue Di Paola - è un segnale inquietante che deve far riflettere, ancora una volta, sul contesto, tanto lacerato, in cui si amministra la cosa pubblica. Un sindaco viene messo in difficoltà perché agisce per l'interesse generale, in una situazione economica e sociale senza precedenti. Sindaci in trincea che, nel silenzio e nell'abbandono, trovano momenti di forza nell'unione, nella condivisione, come quello di questa mattina. Angelo Cambiano - conclude il sindaco di Sciacca - non sarà solo nella sua azione per far rispettare la legge".

"Non è concepibile che i neo amministratori debbano fronteggiare problemi irrisolti da decenni, addossandosi responsabilità enormi a fronte dell'inerzia delle istituzioni e senza che nessuno si preoccupi di tutelare la loro incolumità". Lo dicono Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell'Anci Sicilia. "Non si può chiedere ai primi cittadini di fare gli eroi - aggiungono Orlando e Alvano - ma è necessario intervenire, anche con misure straordinarie, facendo sì che il necessario rispetto delle regole sia accompagnato da adeguati interventi sul piano della sicurezza e del sostegno sociale ed economico".

L'arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro esprime "solidarietà umana e cristiana" al sindaco Cambiano. Il cardinale Montenegro "auspica che presto si faccia chiarezza sull'accaduto e si continui con determinazione il cammino intrapreso per ripristinare nella città di Licata il senso della giustizia". L'invito alla "comunità ecclesiale di Licata a intraprendere percorsi di cittadinanza attiva e sostenere quanti quotidianamente si impegnano al servizio della città. Abbandoniamo tutti i toni dello scontro e le azioni violente - scrive - per intraprendere insieme ogni possibile iniziativa volta a recuperare un rapporto di dialogo e di riappacificazione sociale nel rispetto della legge e della dignità di ogni persona".