Esteri

Migranti, 36 morti in Egeo. Vertice Ue su Schengen. Alfano: "Italia non sospenderà il trattato"

Un'immagine d'archivio di migranti che vanno a nuoto verso l'isola greca di Lesbo (ap)
Il naufragio al largo della Turchia, tra le vittime diversi bambini e una donna incinta. Neonato muore di freddo nella tenda di un campo profughi turco. Il commissario all'Immigrazione Avramopoulos convoca a Bruxelles Germania, Svezia e Danimarca per "coordinare la gestione comune della pressione migratoria". La Camera chiama ambasciatori svedesi e danesi
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ROMA - Ennesima tragedia in quel tratto dell'Egeo che per tanti rappresenta la porta per l'Europa. Almeno 36 migranti, tra i quali diversi bambini e una donna incinta, hanno perso la vita quando l'imbarcazione su cui speravano di raggiungere la Grecia è affondata. I corpi sono stati riportati indietro dalla corrente: la polizia ha reso noto che 11 sono stati trovati sulla spiaggia di un complesso residenziale nel distretto ai Ayvalik, nel nord-ovest della Turchia, a poche miglia nautiche dall'isola greca di Lesbo; altri dieci erano sulla costa del distretto di Dikili.

L'imbarcazione partita da Smirne si è capovolta in mare a causa delle pessime condizioni meteorologiche. Otto persone sono state tratte in salvo dalla Guardia costiera che sta conducendo operazioni di ricerca in mare, mentre la polizia sta perlustrando la costa.

Neonato morto di freddo. Un piccolo profugo siriano di 4 mesi è morto di freddo nella tenda in cui si era rifugiata la sua famiglia nella provincia sudorientale turca di Batman. Il piccolo è stato identificato in Faris Khidr Ali. "Siamo scappati dalla morte, ma il nostro bambino è morto congelato qui", ha detto il padre, chiedendo l'aiuto delle autorità turche per un altro suo figlio di 3 anni. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sono circa 700 le persone decedute e disperse lo scorso anno durante la traversata del mar Egeo. Nel 2015, sempre secondo l'Oim, un milione di migranti è arrivato in Europa.

Schengen sotto pressione, vertice Ue.  Dietro le tragedie che non si fermano, crescono però le divisioni nell'Unione europea sui temi della sicurezza legati all'afflusso di profughi dalle aree di guerra. "Schengen è sotto pressione. Stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure. Ma nessuno ha la bacchetta magica", ha detto il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas. Per la salvaguardia dell'area di libera circolazione occorre "un efficace controllo delle frontiere esterne". La decisione dei governi svedese e danese di reintrodurre i controlli alle frontiere in deroga temporanea a Schengen ha spinto il commissario agli Affari interni e all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, a convocare un vertice ristretto per domani a Bruxelles.

Alla riunione sono stati invitati i ministri svedese e danese all'Immigrazione, Morgan Johansson e Inger Stojberg, e il segretario di Stato agli Affari interni del governo tedesco, Ole Schroeder. L'obiettivo del commissario Avramopoulos, ha spiegato il portavoce Schinas, è quello di "migliorare il coordinamento fra i Paesi coinvolti per assicurare una miglior gestione della pressione migratoria". Nel frattempo, la Commissione ha avviato "un esame approfondito" sulle decisioni annunciate ieri dalla Svezia, ovvero l'introduzione di "controlli obbligatori dell'identità" di coloro che entrano nel paese attraverso "tutti i mezzi di trasporto", per verificare se tali decisioni sono coerenti con le norme europee.  A una prima valutazione, ha spiegato la portavoce Tove Ernst, sembrano esserci le condizioni di una "minaccia grave alla sicurezza interna" per l'afflusso "senza precedenti" di migranti e richiedenti asilo. Tale condizione è la condizione necessaria per poter derogare al principio della libera circolazione, secondo quanto previsto dall'articolo 23 del codice Schengen.

Alfano: Italia non intende sospendere il Tratatto - Laura Ravetto (Fi), presidente della Commissione Schengen della Camera, ha chiesto di convocare gli ambiasciatori di Svezia e Danimarca affinchè "vengano a riferire al Parlamento su quanto sta accadendo nei loro Paesi". La posizione dell'Italia è stata comunque ribadita a chiare lettere dal ministro dell'Interno: "L'Italia non intende sospendere il Trattato di Schengen - ha detto Angelino Alfano - , ma ha rafforzato il presidio sul confine a maggior rischio terrorismo: quello del Nord-est che incrocia la rotta balcanica usata dai foreign fighters". Alfano ha smentito dunque le indiscrezioni che parlavano di un imminente ripristino dei controlli di frontiera ai confini con la Slovenia. "Quello che abbiamo fatto ormai da alcune settimane - ha spiegato - è rafforzare i controlli in funzione anti-terrorismo lungo la rotta balcanica, che è stata quella del contrabbando e che può essere ora quella dei combattenti stranieri. Stiamo dunque facendo controlli che ci permettono di identificare meglio le persone sospette ed assicurare che quella rotta non possa rappresentare un pericolo per noi". Resta il fatto che i segnali che arrivano dal Nord Europa non sono rassicuranti per l'Italia che rischia di non trovare vie di sbocco per i flussi che arrivano via mare, seppure in calo per la stagione invernale.

Rientrata in porto ultima nave di Msf. Dopo otto mesi in mare, 20.129 persone soccorse e oltre 120 operazioni di ricerca e soccorso effettuate, la 'Bourbon Argos', l'ultima nave di Medici senza frontiere (Msf) rimasta in azione, è rientrata in porto. "L'inverno ha ridotto il numero di persone che attraversano il Mediterraneo centrale", spiega Msf, che ritiene "vi siano abbastanza risorse per affrontare le necessità del momento", ma "rinnova l'appello alle autorità europee perché forniscano risorse adeguate e specifiche per evitare tragedie nei prossimi mesi, quando il numero di partenze presumibilmente aumenterà di nuovo". Nonostante la fine delle operazioni nel Mediterraneo centrale, l'organizzazione ribadisce che "rimane pronta ad intervenire" nuovamente. E ricorda le cifre del suo impegno nel 2015: le équipe di Msf a bordo delle tre navi di ricerca e soccorso hanno assistito oltre 23.000 persone in difficoltà, attraverso salvataggi diretti (20.129) e trasferimenti da o verso altre navi. Msf ha partecipato a 120 diversi interventi di soccorso e più di 80 sbarchi in Italia. Delle 4.424 persone soccorse soccorse dalla Bourbon Argos il 43% aveva bisogno di cure mediche, 355 (8%) presentavano gravi condizioni di salute e 140 (1,4%) erano donne in gravidanza.