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CINEMA

Mezzo secolo senza Buster Keaton, il saltimbanco con il genio del cinema

Il 1° febbraio 1966 moriva il comico che, insieme a Charlie Chaplin, ha fatto grande il cinema muto. Aspettando che la Cineteca di Bologna restauri l'opera omnia uno sguardo alla carriera incredibile di quest'artista sul palco dall'età di nove mesi

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Il destino di un artista spesso risiede nel suo nome d'arte. Solitamente scelto dai produttori o dagli agenti, nel caso di Joseph Frank Keaton il soprannome fu una sorta di battesimo nel mondo dello spettacolo. È lo stesso attore a raccontarlo nel bellissimo documentario A hard act to follow di Kevin Brownlow e David Gill. "Quando avevo sei mesi cascai giù per una scala lunghissima, alla fine della rampa mi misi seduto e non mi spuntò neppure una lacrima. Houdini esclamò "Che bel Buster" voleva dire che bel capitombolo. Mio padre commentò suona bene come nome". Così nacque Buster Keaton. Era l'aprile del 1896, all'incirca la stessa data di nascita del cinema, e così forse è più bello pensare che invece che cinquant'anni senza il grande comico (morto a Los Angeles il 1° febbraio 1966) quest'anno possiamo festeggiare 120 anni insieme al genio del cinema nato saltimbanco.
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Un finto nano che sa far ridere rimanendo serio. A sei mesi il mago Houdini, che condivideva col padre di Buster (comico e ballerino) la compagnia di varietà che portava i loro cognomi Houdini Keaton, lo battezzava nell'arte, ma già a nove mesi il piccolo Buster debuttava sul palcoscenico uscendo a carponi dalle quinte. D'altronde la madre, (musicista e danzatrice) a due settimane dal parto era già tornata sulle scene. L'infanzia non fu facile, a quattro anni Buster recitava insieme ai genitori con una barba finta irlandese, una cuffia per sembrare calvo e galosce ai piedi. "Quando sbagliavo prendevo un sacco di scappellotti - raccontava - avevo imparato ad essere un comico che non ride di quello che fa". Per anni la società per il controllo dello sfruttamento minorile stette dietro la famiglia Keaton ma non riuscì mai a prenderli in castagna perché la compagnia faceva muro e lasciava credere che Buster fosse un nano. Nelle recensioni dell'epoca dello spettacolo si può leggere "I suoi vecchi sono abbastanza bravi a modo loro, ma vengono eclissati quando il loro giovane e promettente Buster prende il centro del palco. E' un mix di misurata allegria, agilità, clowneria e vero talento. Per quanto suo padre lo lanci da una parte all'altra della scena, Buster casca sempre in piedi".
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Senza stunt e senza rete il debutto sul grande schermo. All'età di 21 anni Keaton si ritrovò finalmente libero dal giogo paterno, il genitore ormai alcolizzato aveva sciolto la compagnia e si era rifugiato in una colonia di attori. Buster si avvicinò al cinema a New York diventando il braccio destro di Roscoe "Fatty" Arbuckle (che all'epoca era secondo solo a Chaplin), dopo tre film firmava come assistente, in realtà era il coregista. Nel 1917 Keaton si trasferì in California dove girò dodici film muti poi la chiamata dall'esercito, di fatto in Francia non fece altro che intrattenere le truppe, cosa che aveva fatto tutta la vita. Tornato in America Keaton ebbe uno studio tutto suo, il produttore Schenck comprò per lui un nuovo studio a sud di Hollywood Boulevard, era quello che era appartenuto a Chaplin. L'impegno era di produrre otto film all'anno che sarebbero stati poi distribuiti dalla nuova Metro. Il primo vero e proprio film firmato Buster Keaton è del 1920 The High Sign, dove debutta la faccia di pietra, il volto impassibile che diventerà il suo marchio di fabbrica, dello stesso anno il suo primo vero capolavoro One Week, una sorta di parodia di un documentario prodotto dalla Ford Motor Company sulle abitazioni portatili. ll corto racconta una coppia di sposi che per dono di nozze riceve una casa prefabbricata, ma un rivale scambia i numeri sulle scatole e la costruzione risulta completamente sghemba. Il film è un compendio di trovate comiche geniali e di prodezze acrobatiche per il quale l'abile saltimbanco non aveva mai voluto controfigura a costo di procurarsi slogature e contusioni. 
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Un capolavoro da fallimento. E' molto probabile che Keaton facesse personalmente il 98% dei suoi numeri pericolosi e spesso facesse lo stunt anche per gli altri. "Non usavo mai controfigure - dichiarò Keaton - anzi a volta la controfigura ero io. Avete presente la scena in Sherlock Jr. (1924) in cui io salto sul manubrio della moto di un poliziotto e poi, per colpa di una buca della strada, il poliziotto vola via? Bene, il poliziotto ero io". Considerato uno dei capolavori di Keaton, il film di tre quarti d'ora conosciuto in Italia con il titolo La palla numero 13, è per il cinema quel che Sei personaggi in cerca di autore fu per il teatro e anticipa di 60 anni La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen. Racconta di un proiezionista che "casca" nel suo film e risolve un complicato caso di furto. Keaton ci mise cinque mesi a portare a termine il film, la prima a Long Beach andò male e nonostante i tagli e gli aggiustamenti il film fu il peggior risultato commeciale di Keaton alla Metro. Tra il 1920 e 1923 Keaton interpretò 23 corti di cui curò anche la regia, poi prima dell'avvento del sonoro interpretò dodici lunghi tra il 1923 e il 1929. Se nei primi film Keaton ebbe piena libertà, negli ultimi le influenze delle major si fecero sempre più forti e anche la qualità dei film inevitabilmente ne risentì. Lo stesso Keaton in seguito confessò: "Nel 1928 commisi l'errore più grande della mia vita. Mi lasciai convincere da Joe Schenck, mio malgrado, a rinunciare ai miei studios per lavorare con la Metro-Goldwyn-Mayer". Di quell'epoca però sono anche dei bei film come Il navigatoreIl cameraman, The general. 
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L'avvento del cinema sonoro: il Viale del tramonto di Keaton A differenza del suo amico e rivale cinematografico Charlie Chaplin, Keaton con l'arrivo del sonoro nella seconda metà degli anni '30 si allontanò dal cinema, artista in crisi e uomo depresso finì per trovare rifugio nell'alcool. Passava il tempo a scrivere gag per altri e in particolare lavorò alle sceneggiature di Una notte all'opera nel 1935 e Tre pazzi a zonzo nel 1940, entrambi dei fratelli Marx. Nel 1950 comparve in Viale del tramonto di Billy Wilder, accanto ad altri divi dell'epoca del muto mentre gioca a carte con Gloria Swanson, e successivamente Charlie Chaplin lo volle accanto a sè nel celebre duetto di Luci della ribalta (Chaplin, 1952). Nel 1960 il cinema riconobbe, sia pure con molto ritardo, il suo grande contributo artistico assegnandogli un Oscar alla carriera. Prima di morire ad Hollywood nel 1966, fece in tempo ad assistere al recupero della sua opera e a vedere collocato il suo nome tra i più grandi e importanti autori della storia del cinema. Di quest'epoca fu anche una consacrazione da parte della Mostra del cinema di Venezia, nel 1964 il festival aveva dedicato una retrospettiva a Keaton e nel 1965 era programmato Film di Samuel Beckett. Keaton arrivò al Lido riluttante, non voleva fare interviste e voleva rimanere al massimo una notte, il distributore e collezionista Raymond Rohauer si mise d'accordo con il direttore del festival e gli fece trovare l'auditorium gremito, tutti in piedi applaudivano e graidavano "Viva Buster!". Di fronte a quel tripudio anche Keaton si ammorbidì, un lieve sorriso gli comparse sul volto, il comico settantenne si piegò in avanti e disse: "Mi fa piacere vedervi". Era il primo settembre 1966, cinque mesi dopo un cancro ai polmoni se lo sarebbe portato via pochi giorni dopo aver concluso il suo ultimo film.