Firenze

Dalla lettera a Margherita Hack alla Top 100 degli scienziati: "Così sono diventato cosmologo"

Andrea Ferrara, professore della Normale di Pisa in giuria per premiare i vincitori dell'iniziativa "Un giorno da ricercatore". E racconta la sua storia: "Cerco di trasmettere ai ragazzi il mio entusiasmo"

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Quando aveva otto anni il bambino Andrea Ferrara guardando il cielo, di notte, si chiese: “Ma se fisso una direzione e vado sempre dritto, dove arrivo?”. Non sapendo darsi risposta prese carta e penna e scrisse ad una delle astrofisiche più influenti del tempo, Margherita Hack.  Dalla successiva risposta, e da una relazione epistolare che durò fino ai suoi 12 anni, nacque la passione per l’universo e i suoi segreti. E la curiosità si trasformo in impegno, ricerca, studi. Oggi Andrea Ferrara è nella Top 100 degli scienziati più importanti in Italia e insegna Cosmologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. “I suoi consigli sono stati molto importanti per me – racconta Ferrara – spero di trasmettere lo stesso entusiasmo che avevo io a otto anni ai ragazzi di oggi”.

E per farlo il cosmologo della Normale ha scelto l’iniziativa “Una giornata da ricercatore” con cui l’università cerca di avvicinare i giovani alla ricerca nell’ambito del programma Vis (Virtual Immersions in Science). “Non ci interessa solo divulgare la scienza- dice Ferrara – ma l’idea di come si fa ricerca. In Italia pochi sanno come i ricercatori lavorano e si approcciano ai loro campi di studio”. I ragazzi vincitori del premio sono cinque (domani venerdì 29 maggio la premiazione) e trascorreranno una giornata con un giovane ricercatore della Normale condividendo con lui tutte le attività, dalle più banali a quelle più elaborate. "In Italia la parola ricerca è sempre associata a quella sul cancro, importantissima. Bisognerebbe però far capire che la ricerca deve essere intesa in un senso più ampio”. Come quella che porta avanti, nella sua cattedra di Cosmologia, il professor Ferrara. “Il cosmologo cerca di rispondere alle domande sui problemi dell’universo – spiega – abbiamo scoperto negli ultimi anni che l’universo non solo si sta espandendo ma che la velocità di espansione aumenta sempre di più. E ancora non siamo riusciti a capire il perché”. Problemi che si possono studiare sia dal punto di vista teorico che sperimentale. Da qualche anno ad esempio a Pisa c'è Cave, una caverna all'interno del quale c'è una stanza in cui si può entrare e giocare in maniera interattiva con simulazioni. Il teatro virtuale è visitabile gratuitamente. L'universo oggi si studia anche al computer.

L'importante è non smettere di porsi domande. “E a quelle che mi facevo da piccolo – racconta – ho trovato, seppur parziali, delle risposte”. I suoi quesiti erano così numerosi, racconta, che Margherita Hack decise di inviare un suo ricercatore a casa del bambino Ferrara: “Fu una visita inaspettata – ricorda il professore – mi disse: “Mi ha mandato Margherita Hack. Se vuoi possiamo parlarne insieme”. Era la metà degli anni ’70: “Purtroppo quel ricercatore – dice Ferrara – il giorno dopo sarebbe partito per un tour in moto dell’Africa. Ma, a causa di un incidente, non è più ritornato”. Quanto al rapporto con la Hack, una volta collega, Ferrara non ha mai rivelato di essere il bambino che le scriveva le lettere: “Non volevo diventasse un qualcosa di professionale – racconta – volevo che restasse un rapporto intimo tra un bambino e una scienziata”.