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CINEMA

Jason Segel è Foster Wallace: "Mi ha cambiato la vita"

Parla l'attore protagonista di "The end of the tour" di Ponsoldt, che ha conquistato il Sundance

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BARCELLONA - "Lo so , non sono il primo attore a cui si pensa per incarnare David Foster Wallace. Ma il regista lo ha fatto e questo ruolo mi ha cambiato la carriera e la vita". Jason Segel ha il viso sgonfio di chi è reduce da una dieta drastica, un leggero tic agli occhi e l'aria pensosa dei comici lontano dai riflettori. Ha messo il suo corpo massiccio al servizio della risata, in serie tv di successo come How I met you mother, al fianco dei Muppets, prodotto della fucina demenziale di Judd Apatow. Per girare Sex tape al fianco di Cameron Diaz, con abbondanti scene di nudo, ha perso quindici chili e "rischiato di morire sulla via della forma perfetta". Per The end of the tour, il film di James Ponsoldt sul maestro della letteratura americana morto suicida nel 2008 a 46 anni, si è sottoposto a un duro training: "Ho ascoltato le registrazioni, ho letto le biografie ma soprattutto ho comprato Infinite Jest, il suo capolavoro, alla libreria vicino casa e mi sono barricato per tre mesi: io e tre miei cari amici ci incontravamo una volta a settimana per discutere delle pagine lette. È un testo denso e poderoso, migliaia di pagine. E la sfida per me era comprenderne ogni parola, sapevo che era l'unico modo di affrontare il film in modo onesto, i dialoghi profondi e strutturati".
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Quando ha ricevuto la sceneggiatura del film, Segel aveva 34 anni, l'età di Wallace nei cinque giorni trascorsi con il giornalista David Lipsky che sarebbero diventati il libro-intervista Come diventare se stessi (edito in Italia da Minimum fax). Spiega Segel: "Mi sono profondamente riconosciuto nelle parole di Wallace. Riesce a esprimere in modo unico il senso di mancanza di possibilità della nostra generazione. Il fatto che siamo arrivati in questo mondo senza nessuna idea sul perché siamo qui, anche se alcuni di noi sono più sicuri di saperlo immaginare. Ho imparato che c'è un momento della vita che arriva quando superi i trent'anni e ti accorgi che le cose che ti hanno detto di mettere in cima alla lista dei valori non ti rendono felice. Interpretare Wallace è stato un onore, riuscire a trasmettere almeno parte di questi suoi pensieri significa molto per me. Lavoro da quando ho vent'anni sono felice di ciò che ho fatto ma sentivo di aver bisogno di qualcosa di diverso". Confessa che "all'inizio ho avuto paura, mi chiedevo se sarei stato in grado. Ma attraversare Infinite Jest è stato come sentire qualcuno che mi diceva: non sei solo, tutti proviamo gli stessi sentimenti".
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La sua è stata una sfida partita sotto i peggiori auspici: fin dall'inizio la vedova di Wallace, Karen Green e i suoi editori hanno osteggiato il progetto, sostenendo che lo schivo scrittore mai avrebbe accettato un film su di lui. La notizia della scelta di Segel per interpretare il guru dell'avantpop ha peggiorato la situazione e la sua prima foto in bandana e occhialini - malgrado la straordinaria somiglianza - ha scatenato lo scherno dei fan: "Onestamente, sul set non ho voluto pensare a tutto a questo. Ho rimosso ciò che mi avrebbe fatto sentire a disagio e mi sono concentrato nel trovare empatia e amore per il personaggio, con onestà".

È stata proprio la sua interpretazione, calda e ricca di sfumature, che ha sorpreso e conquistato il Sundance festival, dove ha ottenuto una pioggia di recensioni positive (il termometro del sito specializzato Rotten Tomatoes lo certifica "fresh" al 91 per cento). Il film sarà nelle sale Usa da venerdì 31 (mentre è ancora incerta l'uscita italiana). Il regista Ponsoldt - fan devoto che ha voluto che al suo matrimonio fossero letti estratti del discorso Questa è l'acqua fatto da Wallace al Kenyon College - ha concepito il film non come un biopic sulla tormentata esistenza - tra depressione, attacchi di panico, ricoveri in clinica - dello scrittore protagonista della scena culturale americana di fine Novecento, ma come un film on the road lungo cinque giorni, profondo, ricco di momenti commoventi e ironici. Il punto di vista del racconto è quello di Lipksy, l'ottimo Jesse Eisenberg, ma resta nel cuore la prova di Jason Segel. Dice Ponsoldt: "Il suo talento era compresso nella scatola del comico, finalmente è riuscito a distruggerla".